Lo split payment continua a turbare i sonni degli imprenditori italiani, soprattutto di quelli delle costruzioni, che nei giorni scorsi hanno riunito l’intera filiera del settore per denunciare l’Italia alla Commissione europea di Bruxelles. Nelle casse delle pmi italiane del settore mancano 2,4 miliardi di euro di IVA non incassata perché, con il meccanismo della scissione dei pagamenti, quell’IVA viene versata da enti e amministrazioni direttamente all’Erario, senza passare per le casse delle imprese che hanno effettuato i lavori. Le imprese, nel frattempo, devono continuare a pagare l’IVA ai propri fornitori e a mettersi in lista d’attesa per incassare il pagamento da parte della PA. Un’attesa che vale altri 8 miliardi di euro. Il risultato è un conto salato, estremamente salato per le imprese: più di 10 miliardi di euro sottratti ai bilanci aziendali. Una crisi di liquidità che, in questi anni di crisi, le imprese non possono davvero sopportare. Una situazione drammatica che ha spinto la filiera delle costruzioni, con ANCE e ANAEPA Confartigianato a far da capofila, a denunciare l’Italia per la presunta violazione del diritto europeo per la mancata neutralità fiscale del prelievo IVA. “Siamo in attesa del pronunciamento della Commissione europea, considerando che a livello nazionale non è stato possibile modificare questa norma già nella Legge di Bilancio di quest’anno – ha spiegato Stefano Bastianoni, Segretario di ANAEPA Confartigianato – Se si considera la grave situazione del settore e i problemi per le imprese nati con l’applicazione dello split payment, cioè della scissione dei pagamenti, abbiamo ritenuto di percorre questa strada a livello europeo per correggere lo sbilanciamento finanziario che grava sulle pmi italiane”. Lo split payment è stato introdotto in Italia con la Legge di Bilancio 2015, finendo subito al centro di numerose polemiche e di tante battaglie di Confartigianato per le micro e piccole imprese. Presentato come un potente strumento di contrasto all’evasione dell’IVA, in realtà, questo meccanismo ha portato soltanto a una mancanza di liquidità per le imprese. Ad oggi, infatti, l’Italia ha a disposizione altri strumenti, meno impattanti per le imprese e più efficaci dello split payment. “C’è già la misura della fatturazione elettronica che eviterebbe tutto questa penalizzazione per le imprese, che da una parte devono pagare l’IVA ai fornitori di beni e servizi ma che dall’altra non posso incassarla dalla PA. Una situazione pericolosa – ha aggiunto Bastianoni – che aggrava ancora di più la tenuta finanziaria delle imprese, soprattutto dell’edilizia e delle costruzioni”. Dopo le battaglie in Parlamento, la guerra contro il meccanismo dello split payment si sposta in Europa, con la speranza di chiudere l’ennesimo brutto capitolo del fisco all’italiana.