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Continua la battaglia contro le norme sui ‘compro oro’ estese agli artigiani


Gli orafi artigiani non ci stanno ad essere confusi con i ‘compro oro’. Per loro la compravendita di metalli preziosi usati avviene solo occasionalmente e in maniera marginale. Assurdo e inaccettabile, quindi, che debbano rispettare le nuove norme in vigore da luglio che regolano l’attività dei ‘compro oro’ e che sono state volute per combattere pratiche illegali e rischi di riciclaggio.

Durante il dibattito parlamentare che ha preceduto l’emanazione del decreto, gli orafi di Confartigianato sono intervenuti alla Camera e al Senato proprio per chiedere sì regole che disciplinassero i compro oro, ma senza caricare di nuova burocrazia e di nuovi costi gli orafi artigiani.

Niente da fare, la legge ora c’è e impone ai laboratori artigiani una serie di costi e adempimenti assurdi.

Ma gli Orafi di Confartigianato non si danno per vinti e continuano a chiedere che le nuove regole vengano cambiate.

Lo hanno fatto anche nei giorni scorsi con una lettera inviata al Ministero dell’Economia nella quale sollecitano una serie di modifiche. La categoria Orafi di Confartigianato chiede che le imprese artigiane siano escluse dall’applicazione di adempimenti previsti dalla legge come, ad esempio, la tenuta di un conto corrente dedicato, il mantenimento del registro al quale devono iscriversi gli operatori ‘compro oro’, l’obbligo di rispettare le nuove norme in caso di ritiro di preziosi usati e permuta con oggetti nuovi, l’obbligo di pagamento con moneta elettronica per acquisti pari o superiori a 500 euro.

Insomma, la battaglia continua, perché gli Orafi di Confartigianato non ci stanno a subire una legge che, nata per colpire attività sospette, finisce per danneggiare gravemente gli imprenditori artigiani che operano nella legalità.


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