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Torna a crescere export (+6,4%) verso i maggiori paesi fornitori di petrolio


Le tensioni sullo scacchiere mediorientale si intrecciano con la geografia degli approvvigionamenti energetici dell’Italia, in uno scenario caratterizzato da crescita del prezzo del petrolio – nel 2018 è previsto in salita del 19,9% – e aumento delle importazioni energetiche. A febbraio 2018 l’import di petrolio e gas cumulato nei dodici mesi ammonta a 35.935 milioni di euro, in aumento del 18,4% rispetto ad un anno prima (bisogna tornare a fine 2015 per ritrovare un livello superiore). Nel dettaglio per commodity le importazioni di petrolio greggio – che ammontano a 23.110 milioni di euro e rappresentano il 64,3% del totale oil & gas – salgono del 19,8% mentre quelle di gas naturalearrivano a 12.825 milioni di euro, in salita del 15,8%.

La crescita delle vendite all’estero di petrolio in alcuni Paesi produttori si sta ripercuotendo positivamente sulla domanda di made in Italy: nel 2017 tornano in positivo le esportazioni manifatturiere verso i primi otto Paesi fornitori di petrolio, con una crescita complessiva del 6,4%, dopo che l’anno precedente le vendite delle imprese avevano segnato un calo del 9,4%. Nel dettaglio tra i maggiori fornitori di petrolio si registra una crescita più marcata delle vendite del made in Italy in Russia (+19,5%), Iran (+12,4%) e Kuwait (+6,2%); per la Libia si attenua la caduta (-0,5% dopo il crollo del 27,1% nel 2016) mentre rimangono in territorio negativo Arabia Saudita (-5,7%), Azerbaigian(-7,2%), Iraq (-8,1%) e Kazakhstan (-25,0%).

Tornando all’esame delle forniture di energia, va sottolineato che la dinamica dell’import di petrolio registrata nel 2017 è geograficamente differenziata, con sensibili modifiche delle quote dei maggiori paesi fornitori dell’Italia di petrolio greggio. In particolare si osserva la forte crescita del peso della Repubblica islamica dell’Iran che nel 2017 diventa il secondo fornitore di greggio dell’economia italiana con una quota che sale dal 4,1% del 2016 al 12,9% del 2017, dietro solo al 19,8% dell’Azerbaijan e davanti al 12,2% dell’Iraq, all’11,4% della Russia, al 9% dell’Arabia Saudita e all’8% della Libia; seguono, con quote più contenute, Kuwait (4,8%) e Kazakhstan (4,3%).

Nel 2017 la quota dell’import di greggio dal Medio Oriente sale di 7,1 punti arrivando al 58,8%, il massimo della serie storica che inizia dal 1991, quella dell’Africa scende di 3,9 punti collocandosi al 18,4% mentre quella dei Paesi europei non UE rimane più stazionaria (+0,6 punti) con il 12,8%; sale di 6,2 punti la quota di import dei Paesi Opecche passa dal 47,3% del 2016 al 53,5% del 2017.


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