L’analisi del quadro delle misure discrezionali contenute nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione europea evidenzia che la manovra che si delinea con la prossima legge di bilancio per il 2020 impegna 23,1 miliardi di euro per disattivare le clausole di salvaguardia e 3 miliardi di euro per il cuneo fiscale. Risulta evidente la rigidità della politica fiscale causata dalla disattivazione delle clausole di salvaguardia: l’intervento impegna i tre quarti (76,8%) dell’intera manovra. L’intervento ulteriore per il 2021 è solo parziale, lasciando 18,3 miliardi di euro di clausole da disattivare. Nella Nota di aggiornamento al DEF di settembre si delineava nella manovra “l’aumento degli investimenti pubblici e privati”, ma tale intendimento viene posticipato nel tempo: per il rilancio degli investimenti pubblici e incentivi agli investimenti privati la manovra destina nel 2020 meno di un miliardo di euro, importo che sale a 3,7 miliardi di euro nel 2021 e 6,1 miliardi di euro nel 2022; gli effetti espansivi legati ai fondi del Green New Deal si registreranno non prima di due anni. Le scarse risorse destinate alla crescita degli investimenti – posta che, come noto, genera un maggiore effetto moltiplicativo sul PIL – limitano gli effetti espansivi della manovra che sono pari a 0,2 punti di PIL; una possibile escalation della guerra commerciale dei dazi neutralizzerebbe per intero gli effetti della politica fiscale nazionale.
Nonostante il minore prelievo per la riduzione del cuneo fiscale, si delinea un innalzamento della pressione fiscale spinto da maggiori entrate che nel 2020 arrivano a 10,9 miliardi di euro. Oltre agli interventi per la lotta all’evasione l’intervento per “riequilibrare il regime di tassazione” determina un aumento del prelievo fiscale per le piccole imprese. Con il taglio ai sussidi dannosi per l’ambiente previsto dalla manovra, come indicato da nostre analisi lo spread con l’UE per la tassazione ambientale salirà ad 1 punto di PIL. Gli interventi di riduzione della spesa sono limitati a 2,7 miliardi di euro, confermando una manovra eccessivamente sbilanciata sul reperimento di risorse mediante maggiori entrate, con un consistente ampliamento del deficit di bilancio.
In parallelo si colpiscono, con pesanti oneri burocratici, le piccole imprese e il lavoro indipendente, generando ulteriori effetti negativi sulla produttività. Come abbiamo di recente evidenziato, due ore in più al mese necessarie per gestire le maggiori complessità normative determina sulle micro e piccole imprese italiane maggiori costi per 2,5 miliardi di euro.
Il quadro conferma le valutazioni sulla manovra di Confartigianato: scarso impulso espansivo sotto il peso ingente delle clausole Iva, aumento degli oneri burocratici, eccessiva focalizzazione sull’aumento delle entrate mentre si eliminano interventi di riduzione della pressione fiscale per le piccole imprese.