Per il terzo trimestre del 2018 si registra un forte aumento del costo dell’energia elettrica per le piccole imprese, spinto dall’impennata della spesa per l’Energia, solo in parte bilanciata da una riduzione degli oneri di sistema. L’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica sul mercato di maggior tutela di una Micro-piccola impresa (MPI) con una potenza impegnata di 45 kW e un consumo annuo di 59 MWh al terzo trimestre 2018 registra un costo annualizzato per l’energia elettrica di 11.932 euro superiore del 7,6% rispetto al trimestre precedente (838 euro in più) e del 5,5% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (618 euro in più). Il costo si posiziona su un livello maggiore del 13,6% rispetto al minimo del II trimestre 2016, si avvicina al precedente picco del I trimestre 2018 e non è distante (-4,6%) dal massimo del IV trimestre 2014.
Il rialzo per il trimestre in corso è da imputarsi all’aumento dei prezzi nei mercati all’ingrosso dell’energia su cui pesa l’accelerazione delle quotazioni del petrolio causata dalle tensioni internazionali; in particolare si segnalano tensioni per il periodo estivo sui prezzi a termine del gas e, di conseguenza, dell’energia elettrica. La crescita rilevata in ottica congiunturale è determinata dall’intenso aumento del 42,6% della Spesa per la materia energia – pari a 1.409 euro in più, l’incremento più elevato degli ultimi sei anni – mentre gli Oneri fiscali e parafiscali diminuiscono dell’11,2% e la Spesa per il trasporto e la gestione del contatore rimane stabile. L’aumento rilevato in ottica tendenziale è spinto dalla crescita del 21,8% della Spesa per la materia energia; gli Oneri fiscali e parafiscali rimangono stabili (+0,5%) mentre la Spesa per il trasporto e la gestione del contatore cala del 2,3%.
A fronte dello straordinario aumento della spesa per la materia energia l’Autorità ha effettuato un intervento sugli oneri che per le imprese si è concretizzato nella stabilità del raggruppamento ASOS – che copre gli incentivi alle fonti rinnovabili e le agevolazioni alle industrie manifatturiere ad alto consumo di energia – e l’azzeramento del raggruppamento ARIM, componente che nel II trimestre 2018 rappresentava il 13,2% degli Oneri e il 5,1 % del costo dell’elettricità per una MPI. L’Autorità indica che la manovra di riduzione degli oneri – che utilizza “giacenze-scudo di cassa” – dovrà essere riassorbita con futuri interventi diluiti nel tempo e “senza sussidi incrociati tra le diverse tipologie di utenza”, con un recupero dimensionato al mancato gettito per ciascun segmento di utenza.