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Non inquina solo l’autotrasporto, il prossimo Governo trovi un equilibrio nelle politiche per il set


I programmi elettorali di tutte le forze politiche, divulgati per le prossime elezioni politiche, contengono un minimo comune denominatore rappresentato dalla compatibilità ambientale: la forte preoccupazione dei dannosi effetti che provoca l’inquinamento sulla salute e sullo stile di vita dei cittadini è molto diffusa.

Il Presidente UNATRAS Amedeo Genedani è stato chiaro: “Abbiamo inviato a tutte le forze politiche delle idee per un programma elettorale e ci aspettiamo che le stesse nel corso – prima della campagna elettorale ed in seguito negli atti di governo, ne tengano adeguatamente conto.”

L’Unione Europea vuole essere leader mondiale nella lotta contro l’inquinamento ed ha avviato una serie di iniziative normative che interessano molteplici settori economici nonché la vita dei propri cittadini.

Il sistema dei trasporti su gomma viene considerato un settore di particolare attenzione perché considerato il maggiore responsabile dei livelli di emissioni nocive per la salute.

Le ricette europee e quelle nazionali hanno la caratteristica di tagliare con l’accetta il problema dell’inquinamento riducendo il numero degli automezzi alimentati a gasolio e obbligando al trasferimento delle merci e delle persone sul ferro o sul mare.

Questa impostazione ideologica non farà certamente bene al nuovo Governo che dovrà gestire con equilibrio ed oggettività le forze che operano nella società nazionale tenendo presente i limiti del bilancio statale.

Gli enormi investimenti nelle infrastrutture ferroviarie sono necessari ma devono essere vincolati ad una ferrea programmazione basata sull’analisi dei costi e dei benefici anche d’ordine sociale.

Nonostante la faraonica ‘cura del ferro’ il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Delrio si è trovato oggettivamente in grave difficoltà – in questi giorni di neve e ghiaccio – a causa della mancata programmazione di RFI di opportune azioni di tutela per il buon funzionamento dei propri apprestamenti ferroviari.

La domanda sorge spontanea: come è possibile salvaguardare la mobilità delle materie prime e dei semilavorati per sostenere un costante afflusso alla produzione e tutelare la circolazione dei prodotti finiti o altra merce se non si è in grado di garantire la circolazione delle persone come dimostrato negli ultimi giorni con i blocchi preventivi ai tir e le inefficienze del sistema ferroviario?

I trasportatori e tutti gli operatori della filiera logistica, danneggiati da questa inconcepibile gestione dell’emergenza maltempo, in questa fase conclusiva della campagna elettorale hanno davanti gli occhi molti strumenti per capire di quali azioni governative abbia bisogno il settore dell’autotrasporto e l’economia del Paese.

“Il futuro Governo - prosegue il Presidente di Confartigianato Trasporti - trovi un equilibrio nelle politiche da attuare per le varie modalità di trasporto, che valorizzi le specificità di ognuna e non sfavorisca nessuna di esse, consapevole che la ferrovia per la sua natura soffrirà sempre dell’impossibilità di fare servizi «porta a porta».

”La ferrovia ha certamente bisogno della strada ma il contrario non è certo, mentre l’appello di 40 scienziati al Ministro Delrio “meno arbitrio nell’uso delle risorse pubbliche” deve far riflettere.

La riduzione dei costi economici per il trasporto delle merci ha un ruolo decrescente negli investimenti nel settore perché al crescere del “valore aggiunto” delle merci trasportate, l’incidenza diretta dei costi di trasporto su quelli di produzione diminuisce, mentre rimane rilevante il ruolo dei costi finanziari per le imprese e quello dei costi logistici complessivi.

Recentemente dal Dicastero dei Trasporti è stato affermato che gli investimenti infrastrutturali sono molti costosi ma serviranno “a ridurre i costi di trasporto per le imprese”.

Non si considera che – sebbene le cure ‘del ferro’ e ‘del mare’ - le imprese si serviranno ancora del supertassato trasporto su gomma, anzi la piccola ripresa economica di questi ultimi mesi ha rilevato una crescita del trasporto pesante in completa assenza di nuove e moderne infrastrutture.

“Varrebbe piuttosto la pena – conclude Genedani – verificare se per le casse pubbliche sia più conveniente ridurre la pressione fiscale per l’autotrasporto ed in tal modo permettergli di realizzare gli opportuni investimenti nelle tecnologie del futuro prossimo.”

Le tecnologie per le motorizzazioni ibride potranno fornire alternativamente potenza e decarbonizzazione mentre la guida automatica dei convogli porterà a maggiore sicurezza nella circolazione e a minori consumi.


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