Lo scorso lunedì, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 e l’aggiornamento del Documento programmatico di bilancio (DPB). I provvedimenti quantificano l’ammontare del valore delle misure contenute nella manovra di bilancio in 35 miliardi di euro. La manovra si basa su un approccio prudente e realista che tiene conto della situazione economica, anche in relazione allo scenario internazionale, e allo stesso tempo sostenibile per la finanza pubblica, concentrando gran parte delle risorse disponibili sugli interventi a sostegno di famiglie e imprese per contrastare il caro energia e l’aumento dell’inflazione. Altre risorse sono stanziate per interventi di riduzione del cuneo fiscale e dell’Iva su alcuni prodotti, di aumento dell’assegno unico per le famiglie, per agevolazioni sulle assunzioni a tempo indeterminato per donne under 36 e per percettori di reddito di cittadinanza, per la proroga delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa per i giovani.
Entriamo nel dettaglio delle principali misure che interesseranno le imprese:
Le risorse destinate a combattere il caro energia per i primi tre mesi del 2023, che consentiranno di aumentare gli aiuti a famiglie e imprese allargando anche la platea dei beneficiari, ammontano a oltre 21 miliardi di euro. Nel dettaglio, confermata l’eliminazione degli oneri impropri delle bollette, rifinanziato fino al 30 marzo 2023 il credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale che per bar, ristoranti ed esercizi commerciali salirà dal 30% al 35% mentre per le imprese energivore e gasivore dal 40% al 45%. Per il comparto sanità e per gli enti locali, compreso il trasporto pubblico locale, stanziati circa 3.1 miliardi.
Aumento da 65 mila a 85 mila euro del limite annuo di ricavi e compensi che permette alle partite Iva di accedere alla tassa piatta del 15%. Il costo stimato è intorno ai 600 milioni cioè poco più della metà degli 1,1 miliardi annui ipotizzati nel 2019 per alzare la soglia fino a 100 mila euro (ma con aliquota al 20%). La misura è soggetta all’autorizzazione comunitaria su cui il Governo nelle settimane scorse ha avviato la pratica. Viene introdotta una misura aggiuntiva per chi supera nel corso dell’anno i 100 mila euro: in questo caso sarà previsto il ritorno immediato alla tassazione ordinaria e al regime completo di obblighi fiscali. Sul tavolo anche la Flat tax incrementale riservata agli aumenti di reddito per chi dichiara al massimo 40 mila euro l’anno.
Sono previsti aiuti per i contribuenti in difficoltà. La tregua fiscale è a due vie. Per i debiti fino a € 1.000 affidati all’agente della riscossione entro il 2015 viene previsto lo stralcio, come già accaduto nel decreto fiscale del 2018 per le stesse cartelle fino al 2010. Nel caso di importo superiore, invece si potrà chiudere la pratica versando l’intera imposta dovuta e una maggiorazione del 5% che sostituisce gli interessi e le sanzioni ordinarie. La misura, secondo le bozze, dovrebbe
Dal 1° gennaio 2023 la soglia del per l’uso del contante salirà da € 1.000 a 5.000 euro;
Prevista la sospensione anche per il 2023 dell’entrata in vigore di plastic e sugar tax, le imposte sui prodotti in plastica monouso e sulle bevande zuccherate;
Cambiano gli sconti fiscali sui carburanti. Riduzione da 25 a 15 centesimi al litro delle accise su gasolio e benzina e riduce di 3,4 centesimi sul Gpl. Iva compresa, la riduzione scende da 30,5 a 18,3 centesimi al litro, con una variazione quindi di 12,2, centesimi. La scelta del Governo segue le dinamiche dei prezzi di queste ultime settimane che hanno visto scendere le quotazioni soprattutto sulla benzina, ma anche del gasolio.
Si prevede di cancellare l’obbligo per esercenti e commerciati che erogano prodotti e servizi di accettare pagamenti elettronici al di sotto dei 60 euro.
Dote a Nuova Sabatini, tutela del made in Italy e formazione 4.0. Il pacchetto per le imprese e le politiche industriali, stando alla bozza che tuttavia potrebbe essere modificata, è abbastanza magro. Ciò perché non sono previsti interventi per ripotenziare il piano Transizione 4.0. che dal 2023 andrà avanti con crediti d’imposta ridotti per l’acquisto di beni digitali (l’ex iperammortamento). Stando alla bozza, invece, ci sarebbe il rinnovo di un anno del credito d’imposta per le attività di formazione 4.0. Il pacchetto proposto dal Ministero delle Imprese e del Made in italy consiste anche in un fondo per la tutela del Made in Italy – 100 milioni nelle prime bozze – e in un rifinanziamento delle agevolazioni della Nuova Sabatini – per le Pmi che investono in beni strumentali – nell’ordine di 500 milioni per un biennio.
Il testo, suscettibile di ulteriori correzioni/integrazioni, dovrà essere sottoposto all’esame del Parlamento prima della sua definitiva approvazione in vista dell’entrata in vigore dal prossimo 1 gennaio.
Scarica la bozza completa
Comments