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Italia al 2° posto in Ue per prezzi energia elettrica delle piccole imprese. Il gap con Eurozona val


L’analisi dell’ultimo aggiornamento di Eurostat sui prezzi dell’energia elettrica delle imprese evidenzia il persistere di un gap tra i prezzi pagati dalle piccole imprese italiane rispetto ai competitor europei. L’esame sui prezzi si è concentrato sul segmento rappresentativo delle piccole imprese con consumi fino a 500 MWh, in cui il consumo totale è di 78,3 TWh di cui il 25,8% fino a 20 MWh mentre si cumulano i tre quarti (74,2%) dei volumi di energia elettrica consumati tra 20 e 500 MWh, pur con una più limitata quota di punti di prelievo (11,8%).

Se consideriamo i prezzi unitari al netto dell’Iva, una piccola impresa italiana paga un prezzo di 17,83 c€/kWh euro al kWh, 1,92 c€ in più del prezzo pagato da una impresa di analoga dimensione nell’Eurozona, con un divario del 12,1%. Il divario di prezzo è determinato pressoché interamente (per il 94%) dagli oneri fiscali e parafiscali, dato che la differenza del prezzo al netto di tasse e oneri è di soli 0,10 c€/KWh. Nel complesso il maggiore costo dell’energia elettrica delle micro e piccole imprese ammonta a 1.502 milioni di euro, pari a 208 euro all’anno per ciascun punto di prelievo. Nel dettaglio il prezzo pagato nella classe di consumo fino a 20 MWh è di 22,03 c€/kWh e supera del 10,0% la media dell’Eurozona, mentre tra 20 e 500 MWh il prezzo è di 16,37 c€/kWh e diverge del 13,0% rispetto alla media di riferimento europea. Il prezzo dell’energia elettrica per la piccola impresa in Italia è il secondo nell’Unione europea, dietro alla Germania. Nel confronto con gli altri maggiori competitor nell’area a valuta comune, i prezzi pagati da una piccola impresa italiana superano del 7,8% quelli pagati da una omologa in Spagna e del 35,1% quelli pagati in Francia. In chiave dinamica va evidenziato che nel 2018 il divario dei prezzi tra Italia e area dell’euro ha registrato una riduzione a seguito di un calo dei prezzi per l’Italia del 3,7%, più accentuato rispetto al ribasso dello 0,7% rilevato in Eurozona.

In relazione ai prezzi dell’energia elettrica si registrano condizioni critiche di competitività per le piccole imprese nelle aree di confine. Sono tredici i territori di confine: partendo da ovest troviamo Imperia in Liguria, Cuneo, Torino e Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte e la Valle d’Aosta; a seguire Varese, Como e Sondrio in Lombardia, Bolzano, Belluno in Veneto e infine ad est Udine, Gorizia e Trieste in Friuli Venezia Giulia. Tre province – Udine, Bolzano e Aosta – confinano ciascuna con due paesi europei. In questi territori opera mezzo milione di piccole imprese con 1 milione e 282 mila addetti, pari all’11,8% del totale nazionale. Nei territori di confine si cumula il 13,4% dei consumi elettrici delle imprese italiane. Integrando i dati di Eurostat per i paesi dell’Unione europea con quelli pubblicati nell’ultima edizione Energy prices and taxes dell’Ocse per la Svizzera, si stima che il divario del costo dell’energia elettrica con i paesi confinanti è mediamente del 39%, con i prezzi per una piccola impresa in Italia che superano del 35% quelli di Austria e Francia, del 43% quelli della Svizzera e del 55% quelli della Slovenia.


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