La digitalizzazione dell’economia e l’apertura ai mercati internazionali impongono alle imprese l’orientamento all’innovazione. Ma non si tratta solo dell’innovazione secondo la definizione classica recepita nelle statistiche ufficiali: di prodotto, di processo e delle relazioni con il mercato. Il Rapporto annuale dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia individua un ‘altra innovazione’. Si tratta di attività svolte dalle imprese che declinano ed allargano il concetto novecentesco di welfare pubblico, con iniziative ad integrazione degli interventi pubblici di assistenza, previdenza e sanità; in un contesto di crescente peso delle macchine nei processi produttivi, l’’altra innovazione’ mette al centro le relazioni tra le persone, dentro all’impresa e tra l’impresa, il suo mercato di riferimento e il più ampio sistema degli stakeholders.
La micro e la piccola impresa – che per la sua natura intrinseca organizza i processi produttivi basandosi sulla relazione stretta e personale tra imprenditore, collaboratori, clienti e fornitori – è la protagonista dell”altra innovazione’, rappresentando, inoltre, il tessuto connettivo del territorio, con una maggiore presenza nei piccoli comuni.
Ma qual è il contesto in cui stanno avvenendo questi processi di orientamento dell’attività di impresa all’’altra innovazione’?
Tensioni internazionali e guerre commerciali – con minacce di dazi e sanzioni – intensificano i rischi sul fronte del commercio internazionale. Una escalation protezionistica determinerebbe effetti recessivi pari allo 0,7% del PIL nel 2019; il Rapporto di Confartigianato Lombardia stima per la regione una minore crescita di 3.363 milioni di euro. Sul mercato degli Stati Uniti – dove si concretizzano i primi effetti del protezionismo – tra le quattro maggiori regioni esportatrici nel 2017 la Lombardia ha registrato il maggiore dinamismo, con un aumento dell’export del 12,8% davanti a Emilia Romagna con +6,5%, Veneto con +3,9% e Piemonte con +3,4%. Nel primo semestre del 2018 la crescita dell’export della Lombardia negli Usa si ferma al 3,8% (fanno meglio le esportazioni nei settori di Micro e Piccola Impresa, in salita del 5,4%) dietro al +8,0% del Piemonte e al +4,6% dell’Emilia Romagna, pur facendo meglio del -0,8% del Veneto.
L’economia lombarda ha quasi completamente recuperato gli effetti sul PIL di due pesanti cicli recessivi: secondo gli ultimi conti territoriali resi disponibili dall’Istat nel 2016 il PIL recupera i livelli pre crisi del 2007 solo a Bolzano (dove si cumula una crescita del 10,4%); la regione con la contrazione più contenuta è la Lombardia dove il PIL del 2016 rimane dell’1,3% inferiore al livello del 2007, davanti a Basilicata (-1,9%) e Trento (-2,1%). La Lombardia tiene meglio rispetto alle altre regioni manifatturiere: in Emilia Romagna il PIL del 2016 rimane inferiore del 3,3% al livello del 2007, in Veneto del 6,2%, in Piemonte del 10,0%.
Il maggiore recupero della Lombardia è supportato dall’elevata produttività delle piccole imprese misurata in 46.200 euro di valore aggiunto per addetto, inferiore solo a quella di Bolzano e superiore del 23,3% alla media nazionale; nel confronto internazionale la produttività di una piccola impresa lombarda supera del 10,0% quella di una piccola impresa tedesca (42.000 euro di valore aggiunto per addetto).
Clicca qui per scaricare gli highlight del Rapporto “L’altra innovazione. Il valore artigiano e il bisogno di futuro”
DINAMICA DEL PIL RISPETTO AL LIVELLO PRE CRISI PER REGIONE E RIPARTIZIONE
2007-2017, var. % cumulata PIL a prezzi costanti – Elaborazione Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia su dati Istat
PRODUTTIVITÀ DELLE PICCOLE IMPRESE PER REGIONE
Anno 2015 – migliaia di euro per addetto, totale industria e servizi – Elaborazione Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia su dati Istat